Guerra del Libano (1982)
La guerra del Libano del 1982 (ebraico
מלחמת לבנון, Milkhemet Levanon, Milkhemet Levanon, arabo حرب
لبنان, ossia "Guerra del Libano"), anche indicata in ambito
militare israeliano con l'espressione Operazione Pace in Galilea
(מבצע שלום הגליל, Mivtsa Shalom HaGalil), cominciò il 6 giugno
1982, allorché le Forze di Difesa Israeliane (FDI) invasero il
sud del Paese dei cedri. Il governo d'Israele dette il via
libera all'invasione come risposta al tentativo di assassinio
messo in atto da parte del Fath contro il proprio ambasciatore
nel Regno Unito, Shlomo Argov, e in risposta ad attacchi
d'artiglieria dell'Organizzazione per la Liberazione della
Palestina contro aree popolate nel nord della Galilea. Si veda
anche Operazione Litani.
Dopo aver attaccato l'OLP i siriani e le
forze musulmane libanesi, Israele occupò il Libano meridionale.
Assediati nel settore Ovest di Beirut e assoggettati a pesanti
bombardamenti, l'OLP e le forze siriane della FAD (Forze Arabe
di Dissuasione), giunte in Libano nel corso della guerra civile
libanese su incarico della Lega Araba, negoziarono lo sgombero
dal Libano dell'Organizzazione per la Liberazione della
Palestina sotto la protezione di organizzazioni internazionali
istituzionalmente neutrali.
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La Missione Italcon (o "contingente
italiano in Libano") è stata un'operazione di peacekeeping delle
forze armate italiane in Libano, nell'ambito della "Forza
Multinazionale in Libano" (MFL) con Francia, Stati Uniti e Gran
Bretagna.
Sì svolse in due fasi, denominate Libano1 e
Libano2 dal 1982 al 1984. Per la prima volta dopo la fine della
seconda guerra mondiale un reparto armato italiano si recava in
missione fuori dai confini italiani, con il compito di difendere
la popolazione civile.
In seguito all'Operazione Pace in Galilea,
condotta dalle forze militari israeliane, venne raggiunto un
accordo, grazie alla mediazione dell'inviato del presidente
statunitense Ronald Reagan in Libano Philip Habib, secondo cui
forze militari di pace statunitensi, francesi e italiane,
avrebbero garantito
ai sopravvissuti dell'OLP di trovare
rifugio negli Stati arabi confinanti e allo stesso tempo che i
civili palestinesi nei campi profughi non sarebbero stati
nuovamente armati.
Operazione Libano 1 (1982)
L'operazione "Libano 1" e cominciata in
Italia il 21 agosto 1982 con la partenza dall'Italia del
contingente cui era affidata la missione a bordo delle navi da
sbarco della Marina Militare Grado e Caorle e del traghetto del
Lloyd Triestino "Buona Speranza", noleggiato dal Ministero della
Difesa, con la scorta della fregata Perseo. La missione, al
comando del tenente colonnello Bruno Tosetti, venne affidata al
2º battaglione bersaglieri "Governolo", composto da una
Compagnia Comando, due compagnie meccanizzate, un plotone genio
e un plotone carabinieri, per un totale di 519 uomini (di cui 40
Ufficiali, 81 Sottufficiali e 389 militari di truppa) con al
seguito circa 200 mezzi tra ruotati e cingolati. In precedenza
nave Caorle aveva evacuato i civile dal Libano.
Dopo l'attracco nel porto di Beirut delle
due navi militari e del traghetto civile, avvenuto il 26 agosto
1982, le operazioni ebbero inizio lo stesso giorno. Compito del
contingente italiano era quello di garantire la sicurezza fisica
dei palestinesi che lasciavano Beirut e degli altri abitanti
della città e favorire il ristabilimento della sovranità e
dell’autorità del Governo libanese nel settore meridionale della
Capitale libanese, smilitarizzare un’area a cavallo della “Linea
Verde” interponendosi fra le forze israeliane e palestinesi, e
portare in salvo le forze palestinesi oltre il confine siriano.
La missione si concluse il 12 settembre
dello stesso anno con il rientro dal Libano dei militari
impegnati a bordo delle navi Caorle e Buona Speranza.
Operazione Libano 2 (1982-1984)
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Il Presidente Pertini a Beirut passa
in rassegna il contingente italiano nel 1983
Due soli giorni dopo la partenza delle
truppe italiane vi fu l'attentato al quartier generale dei
cristiano maroniti dove persero la vita l'appena eletto
presidente della repubblica Bashir Gemayel e 25 dirigenti. Il 16
settembre la ritorsione con i massacri nei campi di Sabra e
Chatila. Così la decisione di un nuovo intervento
internazionale.
In principio la missione era nata come
iniziativa ONU, ma il veto dell'URSS annullò l'egida
internazionale mentre il contingente era in navigazione verso il
Libano, per cui ITALCON si trasformò in corso d'opera in uno
sforzo eminentemente nazionale, insieme con Francia, USA e Gran
Bretagna. Come diretta conseguenza, i mezzi VCC-1 Camillino
impegnati sul terreno furono comunque colorati di bianco
(identificazione di mezzo ONU), ma portarono dipinta la bandiera
italiana.
Il contingente italiano, con un organico
di 2.300 uomini al comando del generale dei paracadutisti Franco
Angioni, così il 24 settembre 1982 tornò in Libano, a causa
della difficile situazione a Beirut, e dei massacri nei campi
profughi.
La missione ebbe inizio il 20 settembre
1982 con la partenza di Nave Grado che trasportava i blindati
del San Marco al comando del Capitano di fregata Pierluigi
Sambo, scortata da Nave Perseo e dei traghetti Canguro Bianco,
Buona Speranza e Staffetta Jonica, partiti da Cipro con ponte
aereo Italia/Cipro e a protezione e supporto navi a rotazione le
navi Vittorio Veneto, Doria Perseo, Intrepido, Lupo, Ardito,
Sagittario, Stromboli Orsa, Caorle, Audace.
I rapporti con la popolazione locale e le
diverse parti in lotta vennero inoltre enormemente facilitati
dalla costruzione di un ospedale da campo nei pressi
dell'aeroporto di Beirut, dove tutti i feriti di qualunque
fazione venivano curati.
Nonostante questo ci furono diversi
scontri a fuoco. Il 15 marzo 1983 alle 21.00 una pattuglia del
Battaglione San Marco cadde in una imboscata nei pressi del
campo di Sabra, e quattro Marò del S. Marco rimasero feriti, di
cui uno gravemente. Quella stessa notte il generale Angioni
decise di uscire con gli incursori del Col Moschin per
intercettare gli assalitori, che ancora non avevano lasciato la
zona. Al contatto col nemico iniziò un violento scontro a fuoco,
nel quale i libanesi si batterono con armamento più pesante e
armi controcarro. Nel combattimento tre incursori rimasero
feriti e si decise di sospendere l'azione. Uno degli italiani
perse una gamba. Il 15 marzo 1983 il militare italiano Filippo
Montesi venne colpito alla schiena mentre si trovava in azione
di pattugliamento notturno sulla via dell'aeroporto nei pressi
del campo profughi palestinese di Burj el-Barajneh, a Beirut.
Morì il 22 marzo 1983 a seguito delle ferite riportate
nell'imboscata al mezzo sul quale viaggiava.
La fine della missione venne avviata l'11
febbraio 1984 con il trasferimento a Cipro dei civili italiani
da parte di Nave Caorle e con il rientro a partire dal 20
febbraio rientro della squadra navale al comando dell'Ammiraglio
Giasone Piccioni, costituita da Vittorio Veneto, Doria, Ardito,
Audace, Orsa, Perseo, Sagittario, Stromboli, Caorle, a
protezione dei traghetti civili Anglia e Jolly Arancione e delle
motonavi Appia e Tiepolo, con le navi Doria, Sagittario e Caorle
che restarono in Libano ancora per poco tempo.
La missione terminò il 6 marzo 1984,
quando rientrò l'ultima compagnia carabinieri paracadutisti
Montesi fu l'unico militare italiano a
cadere durante la missione ITALCON "Libano 2". In quella
missione si sono avuti inoltre 75 feriti da parte italiana.
Quando la Brigata Folgore rientrò nella sua base di Livorno a
fine missione fu accolta da grandi festeggiamenti in città, ed
il suo comandante Angioni conobbe un'enorme popolarità su scala
nazionale.
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